Risvolto di copertina
Il Dante ha settant'anni ed è uno specialista nell'arte della fuga. Cresciuto a pane e classici, ha anche gestito una libreria antiquaria prima di sbandare e diventare un barbone. Adesso vagabonda per la sua Milano, in esilio come il grande poeta da cui ha preso il soprannome, una sosta per un bianchino e «quatter paròll da svirgolarcisi dentro». Ché lui è uno che sa raccontare, pure se la sua memoria è un groviglio indurito. Passin passetto, insieme a un cane randagio, attraversa gironi abitati da studenti in sciopero, lattai anarchici, operai disoccupati, pensionati obnubilati dalla «sgagnòsa». Alla fine, in un giorno cruciale del 1969, arriva proprio dove batte il cuore della città, nel punto in cui tutte le strade che ha percorso nella sua «vita camminante» s'incontrano.