I nostri primi cento anni di Renzo Stievano La storia locale è storia nobile, fondamentale per dare concretezza e profondità a eventi che spesso sono conosciuti in modo generico o solo per il significato paradigmatico che si è loro attribuito. Per esempio l'occupazione delle fabbriche del primo dopoguerra fa venire in mente immediatamente Torino e l'esperienza dell'Ordine Nuovo di Gramsci. Non si sa molto però sul suo rilievo nazionale, su ciò che è avvenuto al di fuori di Torino e sulla consistenza che ha avuto. La provincia di Novara è un osservatorio interessante per capire in che misura, in una significativa realtà del nord, è avvenuto il "contagio" e con che modalità si è imitata l'esperienza torinese. È un osservatorio addirittura privilegiato per comprendere la lotta sociale nelle campagne, che rappresentavano all'epoca la parte più rilevante del mondo del lavoro. I due saggi di Bermani qui presentati, dunque, sono un'occasione per chi vuole conoscere la storia del movimento dei lavoratori e del sindacato al di fuori delle rappresentazioni ideologiche o mitologiche. La Cgil di Novara ne avrebbe favorito comunque la pubblicazione: a maggior ragione lo fa ora che si sta approssimando il centenario della sua nascita. Il lavoro storico contribuisce a definire meglio la propria identità: in questa epoca di scontri di civiltà (veri o presunti) altamente pericolosi preferiamo tuttavia assegnare alla storia il compito di esplorare e riportare alla luce degli itinerari. L'identità rimanda all'idea di separatezza e di irriducibilità dall'altro; l'itinerario, la strada, contiene la possibilità dell'incontro, del contatto con l'altro. Nella prima parte della sua storia il movimento dei lavoratori ha dovuto privilegiare l'aspetto identitario: per essere riconosciuto, per sopravvivere, per acquisire il diritto a rivendicare la propria emancipazione. Nel tempo la forza e la consapevolezza acquisita gli hanno permesso di interloquire con gli altri come soggetto a cui veniva riconosciuta pari dignità. Con l'affermazione della democrazia anche il conflitto ha cambiato le sue caratteristiche esteriori: è diventato via via meno cruento, si è assoggettato in qualche modo {anche se mai in modo definitivo) a delle regole. La difesa della propria identità non è più percepita come incompatibile con un "interesse generale", viene declinata all'interno di esso. Siamo cambiati, ma siamo sempre gli stessi. La nostra identità non è definita una volta per tutte, si modella attraverso l'itinerario che percorre. C'è sempre un tratto infinito di strada ancora da compiere, l'importante è capire su quale sentiero stiamo camminando. L'importante è avere un passato che proietti la propria ombra sul futuro. A chi è interessato a questo passato e alla storia che ha generato consigliamo di leggere questo libro.
( Premessa al volume, pp. 7-8 )
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