di Claudio del Bello Ritorna, ciclico, l'interesse per Ernesto Ragazzoni e ogni volta trattiene nuovi lettori che s'incuriosiscono e poi rimangono affascinati dal suo virtuosismo funambolico e dal suo sarcasmo malinconico, dalla sua alchimia poetica, e dalla critica irridente delle ideologie. Il moderno era ben cominciato e il linguaggio aveva smesso da tempo di essere soltanto un mezzo per qualcosa; già qualcuno aveva preso a divertircisi, a torcerlo e a forgiarlo, a provarci gran varietà di temi e di ritmi, a trarne ossimori e paradossi. Ma Ragazzoni, di più; e così ecco l'occultismo e la teosofia andare a braccetto con le idee libertarie, senza mai decidersi per l'al di qua o per l'al di là, mentre cresce la babele delle lingue, le parole ridono, gli oggetti sognano, e qualcuno pensa di mandare la fantasia al potere. Autore di culto per lettori trasversali, Ragazzoni ha anticipato le parole a salve del futurismo e quelle a orologeria del surrealismo. Contro la guerra e il colonialismo, sempre dalla parte degli schiavi, “Del Texas e della Lunigiana” – immerso nei sapidi umori di strapaese, al giullare lirico il mondo sta stretto. Dall'ultima pagina di copertina)
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